La parola ciao nasce in Veneto.
Il Pandoro non è l’unico dolce tipico delle festività natalizie Veronesi, a deliziare i palati c’è anche il Nadalin. Quest’ultimo è un prodotto sicuramente meno commerciale, più di nicchia direi, ma legato strettamente alla tradizione ed al Paese.
Un tempo, era usanza donare il Nadalin ai bimbi che allietavano piazze e strade con i loro gioiosi canti natalizi.
Verso la fine dell’Ottocento, proprio da questa prelibatezza, pare sia nato il Pandoro, dolce tanto rinomato e conosciuto nel mondo.
Nel XIII secolo, i nobili Della Scala che rappresentavano la Signoria di Verona chiesero ad un pasticcere di corte di realizzare un dolce che potesse simboleggiare la grandezza della città proprio in occasione del primo Natale a seguito del loro insediamento.
Si tratta di una preparazione più semplice e celere rispetto al moderno Pandoro, soprattutto nelle tempistiche di lievitazione, che rendono il dolce non molto alto.
La sua forma è a stella e ricorda ovviamente la forma del pandoro attuale che consumiamo abitualmente a Natale.
L’impasto è caratterizzato da ingredienti base semplici come farina, burro, uova e lievito di birra; inoltre, viene arricchito con frutta secca e completato da una deliziosa e sfiziosa glassatura in superficie.
Il Nadalin è ottimo gustato in purezza nella sua semplicità, oppure accompagnato da una cioccolata calda e perché no anche da vini veronesi.
Quindi, mi sento di dire che il Nadalin è ufficialmente il papà del Pandoro.
Domenico Melegatti a fine Ottocento, dalla ricetta semplice del Nadalin, creò l’unico, inimitabile ed invidiato nel mondo Pandoro.
Se me lo concedete, vorrei sbilanciarmi; il Pandoro della Melegatti è sempre stato il mio preferito. Sarà perchè lo consumo fin da quando ero piccina, non è mai mancato a tavola in famiglia, perciò ci sono davvero affezionata.
Un consiglio? Andate a Verona a visitare i meravigliosi mercatini di Natale e gustate nelle pasticcerie storiche il Nadalin!