La parola ciao nasce in Veneto.
Ricordo che, da piccolina, il primo giorno di marzo, andavo in compagnia di amici e compaesani per le vie della mia amata campagna veneta, a far confusione ed a recitare filastrocche con arnesi di ogni tipo
Ebbene si, facevamo “Bati Marso”!
Il significato di questa antica manifestazione, ancora oggi praticata, è molto semplice ma profondo.
Si usa, infatti, passare attraverso le strade di paese battendo su pentole, bidoni vuoti, barattoli di latta allo scopo di fare un baccano tale da “svegliare” la primavera.
E’ un modo per scacciare l’inverno lungo e freddo, e ravvivare gli animi in attesa della bella stagione, simbolo di rinascita e nuova vita, soprattutto per i raccolti.
Il 1 marzo segnava in Veneto, oltre che il principio della vita contadina e la ripresa del lavoro nei campi, anche l’inizio dell’anno nuovo. Ciò riprendeva l’antica usanza praticata dai Romani, prima della comparsa del calendario giuliano, ovvero di far cominciare l’anno con l’avvento della primavera ed il risveglio naturale della vita.
Questo si può evincere dalla denominazione dei mesi così come li conosciamo oggigiorno; se marzo era considerato il primo mese di conseguenza settembre era il settimo, ottobre l’ottavo, novembre il nono e dicembre il decimo.
Inoltre la tradizione del Batti Marzo nell’ antica Roma, riferisce anche di un personaggio semi-mitico Mamurio Veturio, impersonato da un vecchio vestito di pelli, che veniva scacciato con piccole verghe dai più piccoli, poiché rappresentava l’anno vecchio.
Importante ricordare che Marte, inizialmente, rappresentava il Dio della vegetazione, solo in seguito divenne Dio della guerra, considerato che nel mese di marzo si radunavano i guerrieri pronti per andare a saccheggiare nuovi territori.
Il Bati Marso era un’usanza praticata in quasi tutto il Veneto, come pure in altre regioni del nord Italia, con differenti denominazioni quali, “ciamare marso”, “batar l’erba”, “brusamarso”, “osade de marso”.
Vi ripropongo alcune note filastrocche sul “Bati Marso”:
“Vegnì fora zente, vegnì
vegnì in strada a far casoto
a bàtare Marso co coerci, tece e pignate!
A la Natura dovemo farghe corajo, sigando e cantando,
par svejar fora i spiriti de la tera!
Vegnì fora tuti bei e bruti.
Bati, bati Marso che ‘l mato va descalso,
femo casoto fin che riva sera
e ciamemo co forsa ea Primavera!
Vegnì fora zente, vegnì fora!”
Che sta a significare, venite fuori gente a fare confusione, a battere marzo con coperchi e pentole, dobbiamo fare coraggio alla natura urlando e cantando, per svegliare gli spiriti della terra. Venite fuori belli e brutti, facciamo baccano fino a sera, che chiamiamo con forza la primavera.
“Bati bati marso
Che aprie sarà qua, no sta morir cavaeo
Che l’erba crescerà”
Ovvero, batti marzo che aprile sarà qua, non morire cavallo che l’erba crescerà.